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Progettiamo e stampiamo in 3D!

Museo Tecnologic@mente - Ivrea: Laboratorio sulle stampanti 3D, giugno 2017

A seguito dell’iniziativa di crowdfunding “Arduino School Blog”, abbiamo partecipato al laboratorio didattico “Flash 3D Junior”, gentilmente offerto dal Museo Tecnologic@mente di Ivrea. Nel corso della mattinata abbiamo imparato ad utilizzare questo nuovo strumento digitale.

Le stampanti i 3D Sharebot vengono utilizzate per oggetti di piccole e grandi dimensioni e in vari settori, ad esempio nell’edilizia (esistono stampanti che possono costruire case!) o anche in ambito medico (creare le protesi).

Il modello che abbiamo visto è semiprofessionale e permette di costruire modelli non superiori ai 20 cm.

La signora Emanuela ci ha spiegato la composizione di una stampante 3D, che è formata da:

1. un estrusore: è la “mano” della stampante che lavora e stampa attraverso dei comandi. Possono esserci uno o due estrusori;

2. un piatto in vetro che fa da isolante tra la lamina e il filamento. È la zona più delicata della stampante ed è da pulire spesso. La polvere è una grande nemica delle stampanti in 3D perché si infila negli estrusori e compromette la qualità della stampa. Il piano di stampa, che viene spruzzato con la lacca per capelli, deve trovarsi ad una distanza ben precisa e uniforme dall’estrusore e deve essere calibrato in maniera accurata; infatti è necessario evitare vibrazioni che possano compromettere la stampa. Se non vengono rispettati tutti i parametri, non sarà possibile per la stampante depositare il primo strato di materiale in modo preciso e uniforme, e non si otterrà una stampa di qualità.

La tecnologia utilizzata da una stampante Sharebot si chiama Fused Filament Fabrication (FFF), cioè fabbricazione attraverso filamento fuso, che può essere:

1. Plastica.

2. ABS: sostanza termoplastica; materiale molto sintetico, resistente all’acqua.

3. PLA: sostanze compatibili al mais, poco resistenti all’acqua ed ecologico.

4. NYLON.

Lo stampaggio può avvenire con:

1. Tessitura a intreccio.

2. Tessitura a nido d’ape

3. Altissima risoluzione

Bisogna sempre fare attenzione alla calibratura del piatto: deve essere in piano e avere una distanza uniforme. Se non vengono rispettati tutti i parametri la stampante avrà difficoltà a realizzare l’oggetto progettato.

La stampante può raggiungere una temperatura di circa 250°C, mentre il piatto di vetro di 90°C.

Ora tocca a noi ideare, progettare, modellare e stampare un oggetto in 3D. In gruppo abbiamo progettato il modello con un programma chiamato TINKERCAD.

La signora Emanuela ha poi salvato i nostri progetti aggiungendo la sigla STL. Per inviare il progetto alla stampante ha usato un altro programma, chiamato SLICING, che vuol dire “affettare”; esso converte il modello nel linguaggio G-CODE che indica alla stampante come deve muoversi.

I convertitori più famosi sono:

1. SLIC 3R: può fornire informazioni utili e numerose sull’oggetto ed è gratuito (open surce).

2. SIMPLIFY 3D: utile per disegni più difficili, complessi e articolati, è a pagamento.

Se non si hanno molte idee su cosa ideare, esistono anche dei veri e propri social network in cui vengono condivisi disegni e progetti, ma bisogna controllarli con il programma NETFABB, che esamina il progetto attraverso le MESH, cioè un reticolato e rende perfetta la stampa.

Ora finalmente STAMPIAMO!!!!!!!!!!!!

Ecco i lavori che abbiamo realizzato:

ATTENZIONE: la stampa 3D inizia sempre dalla base; quindi non si può stampare un oggetto partendo dall’alto perché bisogna tenere conto della forza di gravità. Per esempio, la signora Emanuela ha fatto vedere la realizzazione del modellino di Hulk a cui mancavano le braccia perché la stampante non aveva un supporto su cui poggiarle.

Le classi 1°B, 2°E, 3°E


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