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Mafia: cerchiamo di capirne di più

Cosa intendiamo quando parliamo di MAFIA?


“La Mafia cresce nel silenzio e nell’indifferenza”: ecco perché conoscerla è il primo strumento per combatterla. Iniziamo allora dalle origini. La nascita della Mafia, databile alla prima metà dell’’800, è legata alla pianta dei limoni, di cui è ricca la Sicilia.In quegli anni i limoni siciliani sono molto richiesti a Londra e a New York. La marina inglese, ad esempio, li utilizza per combattere lo scorbuto, una malattia causata dalla mancanza di vitamina C. Vi è però un problema di fondo: per crescere, i limoni hanno bisogno di tanta cura e di grandi investimenti, mentre per rovinare il raccolto, purtroppo, basta poco – talvolta anche una breve interruzione della fornitura d’acqua. Questa situazione attira subito l’attenzione dei bulli di campagna, che cominciano a danneggiare le piante per costringere i proprietari ad assumerli come guardiani. In poche parole, questi malfattori creano il disordine per poi garantire l’ordine! Da qui nasce il paradosso della Mafia, che maschera dietro ad una presunta garanzia di protezione e ordine verso un certo territorio i propri traffici illeciti e delitti di varia natura. La parola Mafia invece ha delle origini non chiare: c’è chi la fa derivare dl latino, chi dal francese e chi dall’arabo, dove si riscontrano similitudini tra “afiah”, che significa “forza”, e “maha fat”, che vuol dire protezione, immunità. Al di là dell’origine della parola è però importante ricordare che i mafiosi non chiamano Mafia la loro organizzazione: dicono … “COSA NOSTRA”. Cos’è allora questa Mafia? Mafia è un termine generico, spesso utilizzato per definire varie forme di criminalità organizzata. Si tratta di una potente organizzazione criminale, che gode di consenso sociale e di forti relazioni con la politica, le istituzioni e l’economia. In Italia ci sono diversi tipi di Mafia: Cosa Nostra in Sicilia, ‘Ndrangheta in Calabria, Camorra in Campania, Sacra Corona Unita in Puglia e i Basilischi in Basilicata. La Mafia non è solo in Italia, ma anche nel resto del mondo: Cosa Nostra americana, Cartelli Colombiani e Messicani nei rispettivi Paesi, Mafia Albanese, Mafia Nigeriana, Mafia Russa, Yakuza in Giappone e le Bande dei Motociclisti nel resto del mondo. La mafia siciliana è organizzata come una piramide: alla base c’è la famiglia che controlla i quartieri, invece i soldati, chiamati “picciotti”, sono comandati da capi decina; diverse capo-decina formano la famiglia, l’ente base della mafia siciliana. Ogni famiglia prende il nome dalla zona su cui ha il controllo. Tre famiglie in territorio contiguo formano un mandamento, esso è controllato dal capo mandamento, che è il rappresentante del gruppo delle famiglie all’interno della cupola che è formata da undici o sedici componenti e ognuno rappresenta una zona della Sicilia. La mafia ha una organizzazione molto flessibile, adattabile agli ambienti e alle situazioni.


PERCHÉ SCOPPIANO LE GUERRE TRA MAFIOSI?

Ogni cosca (famiglia mafiosa) ha un suo territorio, che talvolta coincide con un paese.

Spesso l'influenza esercitata da una cosca, viene messa in discussione da altre che cercano di espandersi per controllare un territorio e più interessi. Talvolta le guerre di mafia scoppiano per gelosia, per avidità, ma soprattutto per questioni di supremazia.

Invece un boss che non gode più del "rispetto " necessario per comandare, spesso viene ucciso.


COME UCCIDE LA MAFIA?

Uno dei sistemi è quello della Lupara bianca.

La vittima designata viene uccisa e il suo cadavere fatto sparire.

La logica è chiara: senza il corpo del reato non c'è reato!


CHE COS'È IL PIZZO?

Il pizzo è una tassa che la mafia tenta di imporre a chiunque gestisca un'attività economica.

Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso lo ha definito "il costo della paura".

Chi vuole lavorare senza problemi deve pagare una quota mensile.

Secondo i mafiosi tutti devono pagare il pizzo: commercianti, imprenditori, professionisti, artigiani, venditori ambulanti, supermercati...

Attraverso il pizzo la mafia continua a manifestare la propria esistenza e ad esercitare il proprio potere sul territorio.


CHE COS'È L'USURA?

L'usura è una vecchia pratica che consiste nel prestare soldi con interessi spropositati tali da rendere il rimborso quasi sempre impossibile.

Anche l'usura è un reato, ma contrariamente a ciò che accade con il pizzo, sono i commercianti che vanno dai mafiosi a chiedere prestiti.

L'usuraio è anche detto "cravattaro" le cui continue richieste di denaro, finiscono per soffocare la sua vittima come il nodo mortale di una cravatta.

Il prestito offre dapprima un beneficio, ma ben presto il commerciante entra in un tunnel che lo porta alla disperazione.

Nell'impossibilità di estinguere il debito, gravato da forti interessi, il commerciante è spesso costretto a cedere al mafioso la propria attività e la propria azienda.


COME SI ARRCCHISCE LA MAFIA ?

IL TRAFFICO DI DROGA

Il pizzo e l’usura garantiscono liquidità, denaro in contanti, ma l’investimento più importante è quello della droga per cui si ottengono enormi guadagni.

IL TRAFFICO DI ARMI

Anche il traffico di armi è uno dei business della mafia. Armi e droga sono le principali fonti di ricchezza.



COME VIENE COMBATTUTA LA MAFIA ?

Per 150 anni è mancata la volontà di combattere la Mafia. Lo Stato ha guardato il problema con occhio distratto, limitandosi a reagire solo dopo qualche fatto eclatante, una strage, o l’omicidio di una persona importante.

Solo nel 1982, dopo l’omicidio di Pio La Torre, deputato del Partito Comunista e da sempre nemico della Mafia, e dopo la strage di Via Isidoro Carini a Palermo, dove perdono la vita il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carrara e l’agente di scorta Domenico Russo, viene introdotto nel Codice Penale il reato di Associazione a delinquere di stampo mafioso (416 bis).


L’ORGANIZZAZIONE MAFIOSA SECONDO IL COD. PENALE (416 BIS)

“L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo delle ATTIVITÀ ECONOMICHE (…) o per realizzare PROFITTI o VANTAGGI INGIUSTI per sé o per altri”.


PENTITO O COLLABORATORE DI GIUSTIZIA ?

“Davanti a la gran curti un si parra, pochi paroli e cull’ucchiuzzi n’terra, l’omo chi parra assai sempre sgarra e cca so stessa lingua s’assutterra!”

(“Davanti alla gran corte non si parla, poche parole e con gli occhi rivolti a terra, l’uomo che parla troppo sempre sbaglia e con la suo stessa parola si scava la fossa!”).

Il pentito è una persona che decide di lasciare l’organizzazione criminale di cui fa parte e di collaborare con la giustizia. Il termine, però, non è esatto anche se è entrato nel linguaggio comune. È più corretto parlare di collaboratore di giustizia dato che spesso una persona che decide di collaborare non lo fa per motivi ideali, né per rimorsi di coscienza, ma per ragioni molto concrete.

Il Collaboratore decide di tradire il patto di appartenenza criminale quando egli stesso si sente tradito. Parla per salvare la propria pelle, per evitare il carcere, per vendicarsi di chi molto gli ha chiesto o promesso e poco o nulla gli ha restituito.

A volte collaborano per ottenere sconti di pena.

Ci sono però anche gli irriducibili, quelli che preferiscono restare in carcere senza aprire bocca come Bernardo Provenzano.

Il collaboratore di giustizia non viene subito inserito in un programma di protezione. Spesso le verifiche dei Magistrati richiedono tempi lunghi; bisogna fare riscontri, capire se il collaboratore dice il vero o cerca di depistare le indagini. Chi parla rischia, e per tanto, nel caso in cui venga riconosciuta l’importanza della collaborazione l’ex mafioso viene trasferito in luogo protetto. Molte volte vengono aiutati a rifarsi una vita con un’altra identità in un’altra regione o addirittura all’estero.

Tommaso Buscetta, detto anche “Il boss dei due mondi” fu uno dei più noti pentiti di mafia.

“Non sono un infame. Non sono un pentito. Sono stato mafioso e mi sono macchiato di delitti per i quali sono pronto a pagare il mio debito con la giustizia” (da un interrogatorio con G.Falcone).


I TESTIMONI DI GIUSTIZIA

Rita Atria

Purtroppo collaboratori di giustizia e testimoni vengono spesso inseriti nello stesso gruppo. Ma si tratta di un grave errore. I primi hanno avuto legami e rapporti con la mafia ed hanno piena e provata responsabilità nell’aver commesso reati.

I testimoni invece, sono persone che, attraverso una coraggiosa denuncia hanno fornito informazioni su fatti di cui sono stati testimoni o vittime come Lea Garofalo. Si tratta spesso di commercianti che si rifiutano di pagare il pizzo o di persone non più disposte a pagare interessi e tassi di usura.

Lea Garofalo

Ma possono anche essere testimoni oculari, come l’agente di commercio che ha aiutato la polizia ad identificare gli assassini del giudice Rosario Livatino e che, per ragioni di sicurezza, è stato costretto a cambiare nome, città e lavoro. Vi sono anche testimoni di giustizia come Piera Aiello, cognata di Rita Atria, che ha sfidato la sua stessa famiglia mafiosa per respirare quel “ fresco profumo di libertà”, di cui le aveva parlato Paolo Borsellino.


INFILTRAZIONI MAFIOSE

La Mafia è dovunque ci sia da gestire potere. I mafiosi a poco a poco entrano negli ambienti che contano, che decidono. Nelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, nel circuito degli appalti e nell'economia.

Gestiscono potere nelle ASL, le aziende sanitarie locali, nelle imprese private e nelle banche. Fanno vincere concorsi e raccomandano persone di propria fiducia. Lavoratori degli enti locali o del Parlamento vengono eletti con i voti della Mafia garantendo appalti, contatti, relazioni. Invece coloro che lavorano negli ospedali devono fornire a chi li ha raccomandati visite, ricoveri e interventi chirurgici senza lunghe attese.


Che cosa sono i politici collusi?

Lo si può spiegare con la domanda posta al giudice Paolo Borsellino: ''che rapporto c'è tra politica e Mafia?'' alla quale così risponde:''sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo. Il terreno su cui possono accordarsi è la spartizione del denaro pubblico, il profitto illegale sui lavori pubblici''

Da anni le istituzioni, con il loro silenzio, cercano di negare la presenza della Mafia nel centro-nord, dove ha cominciato con i sequestri di persona, per poi dedicarsi al traffico di droga e al riciclaggio del denaro.

Protette da questo silenzio, le Mafie crescono e mettono radici in tante parti del Paese, a dimostrazione di come esse siano più pericolose quando non si vedono, quando si insinuano tra le pieghe del tessuto economico e sociale della comunità, scorrendo indisturbate.


“Che cos’è una scorta e chi ne ha bisogno?”

La scorta serve per proteggere le persone a rischio di aggressione, tra queste ci sono per esempio molti magistrati che, combattendo per la giustizia, rischiano la loro vita.

Per questo motivo hanno la necessità di essere sempre accompagnati da agenti che li proteggono durante gli spostamenti anche tramite auto blindate.

È molto difficile far parte di una scorta, essere pronti e se necessario, uccidere, per salvare la persona affidata.

La scorta si occupa anche della famiglia della persona protetta accompagnando i figli a scuola, la moglie al lavoro e spesso l’abitazione è controllata con telecamere di sicurezza.

La protezione avviene ventiquattrore al giorno, gli agenti di scorta sono spesso giovani molto preparati e affidabili che all’inizio magari lavorano prestando questo servizio per guadagnare un po’ di più, poi però finiscono per restare perché si crea un forte legame con il protetto.




II B


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